Vagano nell’aria gli angeli intossicati
dai silenzi degli amanti
seminano piume d’ostia
determinano
incroci nuovi di destini,
proteggono le mani di chi si stringe
su roccia a picco sopra visioni
interiori.
mercoledì 5 maggio 2010
SORELLA
Le gemme non sono tutte uguali
alcune rimangono sull’albero
a guardare giù l’abisso lontano
Tu sfidi il mondo con le tue paure
tu sfidi il mondo piatto della normalità
apparente tu sfidi te stessa
a capire
alcune rimangono sull’albero
a guardare giù l’abisso lontano
Tu sfidi il mondo con le tue paure
tu sfidi il mondo piatto della normalità
apparente tu sfidi te stessa
a capire
FINO A QUANDO
Fino a quando il tuo vestito leggero
sarà brezza al vento
vivrò per aspettare un silenzioso cenno
e tutto cadrà come neve
riempiendo di una coltre ovattata
il mattino
sarà brezza al vento
vivrò per aspettare un silenzioso cenno
e tutto cadrà come neve
riempiendo di una coltre ovattata
il mattino
martedì 4 maggio 2010
CHI
Chi porterà via il tuo freddo cappotto grigio
d’inverno e di pioggia;
chi torcerà finalmente la coda alla cometa
(succo di stella iridescente);
chi avrà il coraggio di affrontare da solo,
a mani nude, il minotauro che vive
negli antri oscuri dell’anima;
chi odierà con il cuore;
chi permetterà al vicino di toccarlo;
chi si denuderà e, pazzo, berrà acqua di fonte;
chi s’alzerà bestemmiando;
chi ammetterà di aver fallito;
chi avrà il coraggio, soprattutto,
d’esser felice?
d’inverno e di pioggia;
chi torcerà finalmente la coda alla cometa
(succo di stella iridescente);
chi avrà il coraggio di affrontare da solo,
a mani nude, il minotauro che vive
negli antri oscuri dell’anima;
chi odierà con il cuore;
chi permetterà al vicino di toccarlo;
chi si denuderà e, pazzo, berrà acqua di fonte;
chi s’alzerà bestemmiando;
chi ammetterà di aver fallito;
chi avrà il coraggio, soprattutto,
d’esser felice?
COME SAREMO
Ci pensi come saremo tra vent’anni?
Quello che siamo ci guarda dallo specchio.
Lenta la mano t’accarezza:
vuota d’affanni ti vorrei
nuda e fresca
Linee curve s’aprono al di là
di una finestra:
colline e silenzi incombono
E noi qui persi nella tua terra
tra pantani e l’argilla
foreste nere e aride steppe
aspettiamo
Quello che siamo ci guarda dallo specchio.
Lenta la mano t’accarezza:
vuota d’affanni ti vorrei
nuda e fresca
Linee curve s’aprono al di là
di una finestra:
colline e silenzi incombono
E noi qui persi nella tua terra
tra pantani e l’argilla
foreste nere e aride steppe
aspettiamo
MI MANCHI
Mi manchi amore
beatamente tiepida di luna
gemma distratta
vesti il vestito del mare d’autunno
del caldo afoso del meriggio
sei linea forte solo teneramente presente
in mondo affamato
l’amore non ha che il tuo viso
l’amore che chiedevo e temevo
fammi gemere nel sonno di te
chiedimi notizie del tuo cuore innevato
sussurrami parole che i melograni conoscono
gestisci tu il silenzio e i sospiri
beatamente tiepida di luna
gemma distratta
vesti il vestito del mare d’autunno
del caldo afoso del meriggio
sei linea forte solo teneramente presente
in mondo affamato
l’amore non ha che il tuo viso
l’amore che chiedevo e temevo
fammi gemere nel sonno di te
chiedimi notizie del tuo cuore innevato
sussurrami parole che i melograni conoscono
gestisci tu il silenzio e i sospiri
lunedì 3 maggio 2010
Jerusalem
Sono tra le dune.
Sole e sabbia e la mia ombra,
odore di sangue
tra le labbra.
Il vento qui
mi spinge, inesorabile,
verso un abisso oscuro.
Mi hanno accolto
da vincitore,
ma ero solo un animale
spaventato e confuso.
Mi hanno festeggiato,
ma avevo tra le mani
la morte:
avevo ucciso
ed ero morto anch'io.
Ho in me una voce
che mi spinge all'odio:
è la voce di mio padre,
della mia gente,
ma non è la mia Voce.
E' una voce forte,
martella la testa,
restringe le vene.
Parla di Dio,
della sua inesorabile legge,
parla della razza,
dei morti innocenti,
ma non è la mia Voce.
Nel silenzio assoluto
il sole mi asciuga
l'anima irrequieta.
Qualcosa è cambiato.
Mi aggiro tra la sabbia
senza più la mia ombra.
Guardo le mani:
riesco a vederle pulite.
Sole e sabbia e la mia ombra,
odore di sangue
tra le labbra.
Il vento qui
mi spinge, inesorabile,
verso un abisso oscuro.
Mi hanno accolto
da vincitore,
ma ero solo un animale
spaventato e confuso.
Mi hanno festeggiato,
ma avevo tra le mani
la morte:
avevo ucciso
ed ero morto anch'io.
Ho in me una voce
che mi spinge all'odio:
è la voce di mio padre,
della mia gente,
ma non è la mia Voce.
E' una voce forte,
martella la testa,
restringe le vene.
Parla di Dio,
della sua inesorabile legge,
parla della razza,
dei morti innocenti,
ma non è la mia Voce.
Nel silenzio assoluto
il sole mi asciuga
l'anima irrequieta.
Qualcosa è cambiato.
Mi aggiro tra la sabbia
senza più la mia ombra.
Guardo le mani:
riesco a vederle pulite.
La bellezza
La bellezza
ha un viso e un volto
un colore
un profumo
mani e piedi
gentili
La bellezza
ha linee
scure
su fondo blu
iridi sature
di mare spumoso
La bellezza
ha capelli e
labbra
di cristallo
cavalli al galoppo
nel cuore
La bellezza
si nutre
di luce e colore
ha petali
di ninfea
sull'acqua viva
La bellezza
la vedo
quando ti guardo
quando ti tocco
quando ti amo
ha un viso e un volto
un colore
un profumo
mani e piedi
gentili
La bellezza
ha linee
scure
su fondo blu
iridi sature
di mare spumoso
La bellezza
ha capelli e
labbra
di cristallo
cavalli al galoppo
nel cuore
La bellezza
si nutre
di luce e colore
ha petali
di ninfea
sull'acqua viva
La bellezza
la vedo
quando ti guardo
quando ti tocco
quando ti amo
In viaggio
L'estate era già arrivata
con i suoi frutti maturi
ed i segni indelebili
del tempo
lasciavano solchi sul viso.
Troppe cose aveva già visto,
tante cose vissute,
il suo cammino però
era dritto,
il passo sicuro.
Niente incertezze:
le paure calpestate,
i dolori assorbiti,
i mali guariti,
le ossa saldate.
In viaggio da sempre,
da quando era nato,
senza meta,
senza tetto,
senza terra sua.
L'estate o l'autunno
non fa differenza.
Ormai troppo stanco
pure per pensare
s'addormentò sotto un platano.
Si destò stralunato:
aveva sognato
di genti e paesi
visti o non visti,
vaghi.
"Sono fatti d'ombra
i sogni" pensò,
poi guardò indietro
e rivide
la sua vita:
Il sentiero già fatto
appariva rude, scarno.
Pietre aguzze
affioravano
tra pozzanghere fangose.
"Il tuo cammino
è segnato.
Guarda avanti
senza rimpianti"
E cominciò a camminare.
Dietro la montagna
il sole si alzava:
La notte
cedeva il passo
alla luce risplendente.
E lui non vedeva l'ora
di arrivare lassù
per sapere cosa ci fosse
alla prossima svolta,
al di là della rupe.
con i suoi frutti maturi
ed i segni indelebili
del tempo
lasciavano solchi sul viso.
Troppe cose aveva già visto,
tante cose vissute,
il suo cammino però
era dritto,
il passo sicuro.
Niente incertezze:
le paure calpestate,
i dolori assorbiti,
i mali guariti,
le ossa saldate.
In viaggio da sempre,
da quando era nato,
senza meta,
senza tetto,
senza terra sua.
L'estate o l'autunno
non fa differenza.
Ormai troppo stanco
pure per pensare
s'addormentò sotto un platano.
Si destò stralunato:
aveva sognato
di genti e paesi
visti o non visti,
vaghi.
"Sono fatti d'ombra
i sogni" pensò,
poi guardò indietro
e rivide
la sua vita:
Il sentiero già fatto
appariva rude, scarno.
Pietre aguzze
affioravano
tra pozzanghere fangose.
"Il tuo cammino
è segnato.
Guarda avanti
senza rimpianti"
E cominciò a camminare.
Dietro la montagna
il sole si alzava:
La notte
cedeva il passo
alla luce risplendente.
E lui non vedeva l'ora
di arrivare lassù
per sapere cosa ci fosse
alla prossima svolta,
al di là della rupe.
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