lunedì 3 maggio 2010

Jerusalem

Sono tra le dune.
Sole e sabbia e la mia ombra,
odore di sangue
tra le labbra.
Il vento qui
mi spinge, inesorabile,
verso un abisso oscuro.

Mi hanno accolto
da vincitore,
ma ero solo un animale
spaventato e confuso.
Mi hanno festeggiato,
ma avevo tra le mani
la morte:
avevo ucciso
ed ero morto anch'io.

Ho in me una voce
che mi spinge all'odio:
è la voce di mio padre,
della mia gente,
ma non è la mia Voce.
E' una voce forte,
martella la testa,
restringe le vene.
Parla di Dio,
della sua inesorabile legge,
parla della razza,
dei morti innocenti,
ma non è la mia Voce.

Nel silenzio assoluto
il sole mi asciuga
l'anima irrequieta.
Qualcosa è cambiato.
Mi aggiro tra la sabbia
senza più la mia ombra.
Guardo le mani:
riesco a vederle pulite.

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