Proprio come l’albero che non poti
Alla fine trova il proprio limite
Lascio che la paura
Mi distrugga fino all’osso
Proprio come l’albero che non poti
Alla fine trova il proprio limite
Lascio che la paura
Mi distrugga fino all’osso
Dici che è poco
Il tempo
Che passiamo insieme
Che scorre via
Tra le sbarre
Di questa gabbia dorata
In cui viviamo
Ma anche un attimo
Intenso, vero
Ha la durata infinita
Rimane scolpito
Nella pagina
Della nostra storia
L'eleganza del leone
la bellezza delle forme
i suoi muscoli efficienti
quando aggredisce la preda
la scarica di adrenalina
tra chi aggredisce
e chi fugge
la lotta per vivere o morire
nessuno si arrende
all'inevitabile.
Quanto invece sono brutti
ai nostri occhi
gli animali che
si nutrono di carogne!
Gobbi, con i corpi sgraziati
lottano solo tra di loro
per staccare un pezzo di carne
da corpi già morti.
Non puoi far niente
Oppure puoi fare
Dipende dagli astri
Forse dalle maree
Dicono che bisogna
Essere, dicono
Con le parole è possibile
C'è chi si affida
Ai proverbi
Ai libri sapienziali
Chi prega
Chi si gira dall'altra parte
E dorme
Chi ha ricette
E ingredienti
Chi si scuote
Chi si calma
Ma non c'è salvezza
Non c'è uno scopo
C'è solo
Quello che c'è
Non c'è stato tempo
per salutarci
sei andato via in silenzio
solo
Scrivevamo poesie
orgogliosi di essere strani
di fare discorsi
da filosofi greci
e tu rimanesti male
quando ti dissi filosofando
che ogni cosa esiste
solo se viene percepita
riferendomi anche alle persone
quasi una premonizione
di come poi ci perdemmo.
La tua razionalità
mi affascinava e sconvolgeva
imbattibile a scacchi
ti allenavi anche da solo
per l'orgoglio di vincere
e intanto la tua vita difficile
ti spezzava a poco a poco
ti portava in posti
non adatti a te
alla tua sensibilità
ti uccideva pian piano
ti toglieva tutto
dignità di padre e medico.
Poi il tempo
la mia supponenza forse
ed altre ora inutili
giustificazioni, ci hanno diviso
noi i diversi insieme
e ora sono qui
a scrivere qualcosa
per non lasciarti andare
per dirmi che mi sbagliavo
filosofando
a dire che le persone non esistono
se non le vedi
Dentro noi tanti:
il ragazzino superficiale,
il grand'uomo sottuttoio,
il bambino piagnucoloso,
il dittatore,
il mendicante,
il saggio dalla lunga barba.
Parlano tutti insieme
un disastro, un caos infinito
e sembra che la strada
sia smarrita.
Ma in fondo,
in fondo
sempre
esiste nel silenzio
la nostra vera voce.
Esponi il tuo dolore
Al sole
Asciugandosi
Tirerà fuori
Un liquido trasparente
Che raccoglierai
In un'ampolla
È l'elisir
Il sudore di Cristo
Il sangue
Dei morti per amore
Il succo
Della vita
Questo amore senza senso
nato da un sentirsi
dall'annusarsi
è senza scampo
la cosa più bella
un sole che scalda
questo amore pericoloso
assurdo
si nutre di aspettative
di battiti adolescenziali
di immagini romantiche
relegate nel sacco
della stupidità
questo amore che da aria
ai miei polmoni intasati
da tante amarezze, disillusioni
questo amore che voglio vivere
solo nel mio cuore
senza nessuna attinenza
col mondo reale
perché è l'unica
via d'uscita dal deserto
Mi è capitato
di ridere nella tempesta
di guardare dritto nell'occhio
unico del male
e ridere
ridere a morirne
e l'occhio
non sapeva dove guardare
e poi si è chiuso
e ancora io
ridevo, ridevo
Altro mio talento
è il salto:
saltatore di sogni.
Vedo un sogno
bellissimo
tutto a colori
prendo la rincorsa
e lo salto.
Non è difficile
tutti possono riuscire
ma a molti pare strano
e roba da bambini.
Seduti su una sedia
meglio su una panchina
in un parco
tanti uccelli e alberi
la mente distratta
dai tanti suoni
e gli occhi che scorrono
liberi sulle parole
qualcosa accade
oppure no
c'è una sensazione
un buco che si riempie
un recipiente che si svuota
poi il cosmo sbadiglia
e si riprende la passeggiata
I
Escogiti soluzioni
tra i fili intricati
delle relazioni
cerchi di capirci qualcosa
con la mano premi, tiri
ma non è il filo giusto
ci provi ma vedi
che la tensione non
produce il suono
che vorresti e
non dipende dalla
tua inutile forza
il suono non è nel filo
è il filo che è del suono
II
Lasciarsi cosi
davanti ai propri totem
dopo anni, mesi, giorni
nei flutti nuotare
portarsi a riva
riemergere
arrampicarsi
ai rami dell'esistenza
voltare pagina
nel libro dei sogni
III
Come tutto è
tremendamente serio
tremendamente ineluttabile
ora è diventato così
pian piano è così
e non ci accorgiamo
come tutto è
tremendamente finto
tremendamente inutile
e che siamo sempre
semplicemente
noi
Madre
Amore
Tua luce
Inondami
Ogni giorno
Fammi uomo
Difendimi
Accoglimi
Madre
La sofferenza
La rabbia
Tua bellezza
Mia ribellione
Madre
Aiutami
Non so dire
Non so pregare
Di fronte a te
Sono niente
Un grumo
Di polvere
Madre
Un poeta morto
è più rassicurante
di un poeta vivo.
Se ne sta lì steso
nel suo nudo pallore
come una statua di marmo
finalmente fermo
come le sue poesie
e c'è armonia
soprattutto silenzio
e tutto aleggia su di lui:
la musa vedova
cerca casa
Non forzare lascia stare
Si annidano i piccioni
sui vasi del balcone
ma innaffi i gerani
e prometti altre cose
a chi crede ancora in te
tra poco non avrai
più la forza di guardare
ma ora ammicchi alle donne
forse ti compatiscono
ma ancora ti sorridono
Non forzare lascia stare
I vermi nel sottosuolo
scavano tunnel infiniti
e tu non hai braccia
né gambe per nuotare
come un moscone
voli in tondo
sopra quello che a te
sembra attraente
ma stai attento
a non calpestare
Non forzare lascia stare
Notte di luna vuota
Nascondi viso e mani
Nel buio dei tuoi versi
Ma dolore non lenisci
Rimane fermo
Esattamente al centro
E pulsa intorno
E gli alberi sono streghe
Che appaiono all'improvviso
Portando rami carichi di promesse
È tempo di andare
O di tornare
Colora la mia alba
Un'idea di tenerezza
Tutta questa terra riarsa
Tutta la fame
Non possono che traboccare
Dai muri ed invadere
Il nostro piccolo io
Impaurito dal deserto
Ho riempito di terra
Quel che restava
Della mia tenerezza
Giù al porto arrivano
Navi dall'Africa
Trasportano dolori e nostalgie
Che ci lasciano straniti
Vampate di calore assalgono
I contadini che amano la loro terra
I capitalisti vanno in giro
Protetti dai loro SUV sempre più grandi
Per inseguire la paura di aver paura
E tu riesci a guardare
Me che svio gli occhi
Dalla pesantezza di questo mondo
Tu riesci ad amare i posti
Che io ho sempre fuggito
Ingrato e vigliacco
Nonostante tutto ti sono accanto
E mi insegni come essere
Migliore, autentico
Ad ogni battito di ciglia
La loro sofferenza
è anche la mia
il loro morire ogni giorno
è anche il mio morire
ed è la piega che prenderà
questo mondo moderno
in cui tutte le finestre sono chiuse
in cui nessuno ti tende la mano
ma aspetta nel suo dolore
che tu gli tenda la tua
Il massimo per me
è sentirti viva, presente
il fruscio che fai nell'altra stanza,
il tuo alito che appanna i vetri
della macchina che ci porta
nei posti vicini e mai visitati
come quando, attonito, scopro
proprio vicino al cuore
una macchia che non avevo visto
che non avevo cancellato.
Parlami con la tua voce di mare
toccami come sai accarezzarmi
poi il cielo scomparirà di nuovo
lasciando di noi solo una nuvola
Quando si è stanchi
quando la lingua inciampa
quando tutto cade e tu
rimani a guardarti le mani
allora si è soli veramente
si respira quell'aria fredda
di rancore stupido
si pretende che tutto
magicamente ritorni intero
quando lo sai benissimo
che il mondo ha fatto un giro
e non lo puoi più fermare
I bambini stanno gridando
stanno soffrendo
dicono: basta
non vogliamo crescere così in fretta
non vogliamo più starci
al vostro ricatto
non avete il diritto di manipolarci
per i vostri folli desideri
non dovete più sfogare su di noi
la vostra rabbia
la vostra infanzia negata
la vostra incapacità di amare
di essere felici
non fateci ereditare tutto questo
non fateci quello che hanno fatto a voi
spezzate il circolo vizioso
e mettetevi a giocare
imparate da noi
allora forse la poesia
potrà riavere un senso
Peccato che sia così facile amarti avrei voluto soffrire almeno un po' conquistare dentro di me quel grumo duro ammorbidendolo di te inv...