martedì 20 aprile 2010

Reggio

E' qui che sverno

come gli uccelli migratori

poso le mie ali

sul comò

e mi riposo

parlo col padre di mia moglie

che sei volte è rinato

e ha negli occhi

il verbo

che aleggia sereno e tenebroso

sul mare calmo dello stretto



Vengo qui e mi riposo

ricarico le batterie

col sole e i dolori

del sale

riscopro il calore

di essere tanti a tavola

di partecipare ad una festa

e alle cinque di mattina

dalla terrazza guardo le luci

il cielo di Sicilia e Calabria

confondersi col mare

e il sole dietro

la montagna

che s'infila nel nuovo giorno



Non ho pensieri stamattina

come un nuovo Adamo

rinasco fresco

battezzato dalle auto

dell'autostrada e dal vento

che placa il caldo per poco

proprio sul principio dello

sfrigolio sabbioso d'Agosto



Non so come mi ritrovo

a scrivere con allegria

dopo tanto tempo di paura

di perdere di significato

ora mi sento padrone

di queste case sotto di me

di questo panorama

della mia smania interna

che vuole pace ma anche guerra

che mi spinge a riprendere

quella noia amata

della solita vita invernale

e fredda

lontana da qui per ora



Io Padre Orso qui a Reggio

perdo un po' il pelo

dimagrisco i pensieri

mi faccio piccolo e grande

mi inchino a questa città

questa gente

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